Donne, serpenti e asciugatrici: la tentazione di esistere

Donne, serpenti e asciugatrici: la tentazione di esistere

C’è un giardino, un uomo, una donna, un albero.

Una piscina? No, la piscina non c’è, ma c’è un serpente.

È la solita storia: il papi dice di no, l’amico tentatore fa la proposta, lei accetta e fa un casino. Il moroso sta giocando a uno sparatutto dalla grafica eccezionale. La nostra religione ci ha insegnato che Eva fu la causa della caduta catastrofica del genere umano verso un baratro irrimediabile per cui solo la vergine Maria avrebbe potuto salvarci. Dico “avrebbe potuto” perché non mi sento ancora tanto in sicurezza ….

Eppure quel racconto naif ha destato parecchie esegesi e quando è stato scritto questo libro della Genesi (pare tra il VI e il V secolo a.C.) le intenzioni erano ben diverse da quello che l’interpretazione cattolica ci ha voluto raccontare.

I midrash e i racconti ebraici generalmente fanno riflettere perché indicano un percorso spirituale e il percorso spirituale di solito è un pensiero divergente, va in direzione opposta della logica e al buonsenso umano, anche se ci hanno passato la religione come contenitore di pensieri reazionari e conservatori, che mirano al mantenimento dello status quo. E’ stato così, ma per motivazioni politiche, non spirituali.

In realtà quando è stato scritto il libro della Genesi la visione del mondo era legata alle leggi naturali, allo Spirito molto di più di ora. Il nostro remoto passato arcaico, invece, fu profondamente matriarcale, legato alla divinità femminile della terra, alla Grande Madre che accoglie, salva  e  distrugge. Un’immagine potente che era presente e viveva nell’anima della cultura e della fede universale, che aveva una concezione circolare, non piramidale, della società. Poi l’avvento delle divinità solari, poi Jahvè, il dio unico, dall’impronta decisamente maschile, gerarchica, autorevole e punitiva e così via.

Quindi il serpente non parla con Eva perché è più scema e manipolabile, ma decide di fare il discorsetto proprio a lei, poiché sa che è lei quella che decide della vita e della morte della sua famiglia.  La libertà è il vero potere, il potere su sé stesso. Eva non se lo fa dire due volte, mangia il frutto, lo fa mangiare ad Adamo  e fa fare a tutti e due il grande salto della loro vita, certo più scomodo, ma da quel momento in poi avrebbero vissuto della scelta che loro avevano fatto e non qualcun altro per loro. Erano diventati due persone reali.

Quindi, io dico, perché è stato messo in testa alle donne che dovevano avere l’asciugatrice e dopo anche fare carriera mentre doveva essere alle prese con la scuola dei figli e avere una vita sociale brillante escludendo l’uomo, che sembra il nemico numero uno della sua realizzazione? Perché le hanno detto che doveva stare sottomessa al marito e, poi che l’utero è suo, e che doveva aveva una relazione e dei figli e poi doveva essere libera. Perché questa pressione? Perché c’è sempre un serpente che ci sibila qualcos all’orecchio facendoci sentire sbagliate?   In fin dei conti tipi come Marie Courie, Nobel della Fisica, ha lasciato la Polonia nel 1891 per andare a studiare a Parigi, aveva 24 anni, faceva la governante per mantenersi quando non era molto ben vista l’autonomia femminile, era veramente troppo per quei tempi. Ma l’ha fatto senza partecipare a cortei di contestazione per la libertà e la liberazione delle donne.

Questo significa solamente che noi, uomini e donne (e tutte le altre coniugazioni di genere) “siamo prigionieri del nostro comune stato di coscienza- per citare Charles Tart- vittime della nostra realtà consensuale, è necessario divenire consapevoli di ciò se si vuole trascenderlo e sviluppare una scienza della mente che non sia culturalmente limitata”.

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